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La cura dell'Est – di Francesca Maria Tobia

LA CURA DELL’EST – di Francesca Maria Tobia

In Italia operano complessivamente 774.000 assistenti familiari o “badanti”, di cui 700.000 straniere provenienti dall’Europa dell’Est (in particolare Ucraina, Romania e Moldavia).

Da circa due mesi seguo Stefania, una giovane romena di Bucarest – professione badante, al fine di fissarne, attraverso i miei scatti, i momenti di vita nel tempo libero e in quello di cura, le emozioni ed i sentimenti vissuti, ovvero la nuova realtà in cui, non per sua volontà, è stata catapultata.

Stefania convive da quattro anni a Trapani con la sua “badata”, ovvero una nonnina di 92 anni bisognosa di cure; la ragazza ha 33 anni, è mite, spesso silenziosa, ed è stata accolta affettuosamente dalla famiglia per cui lavora, entrando a pieno titolo a farne parte e portando con sé un mondo che vale la pena conoscere.

Il presente portfolio racconta le abitudini quotidiane della protagonista: il tempo libero, il culto religioso, il richiamo agli affetti del paese d’origine (comprendendo così ciò che si è lasciata alle spalle quando ha deciso di trasferirsi nel nostro paese), i momenti dell’assistenza e della cura offerta alla badata (la tavola apparecchiata, una coperta rimboccata, etc.).

Uno scatto coglie inoltre un momento di particolare tenerezza, la cui spontaneità ed umanità, rivela il profondo bisogno d’amore che vive in ognuno di noi, al di là dei legami di sangue e dell’impegno contrattuale di lavoro.

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6 commenti

  1. “La cura dell’Est” di Francesca Maria Tobia è un’opera animata da un’idea narrativa tematica per l’interpretazione soggettiva data a una realtà domestica. Francesca è una giovane autrice ventenne di Erice (TP) e con quest’opera è al suo esordio. Mi ha colpito la sua capacità di usare la fotografia come produttrice di senso nel narrare la realtà. La storia non a caso è stata pubblicata subito dopo quella di Maria Nives Urbinati, perché esse narrano diverse esperienze nell’assistere gli anziani. Il linguaggio fotografico dell’autrice indica una buona sensibilità verso il meccanismo espressivo della fotografia (vedi la foto con lo specchio) e un’ottima capacità di sintesi nel raccogliere in poche immagini gli stati d’animo e i profondi sentimenti che caratterizzano l’esperienza umana di Stefania, “la badante”. Complimenti all’autrice!

  2. Nelle prime quattro righe il ns Direttore ha ben schematizzato l’approccio alla lettura di questo portfolio e ne ha ben sintetizzato l’idea che lo supporta. Concordo su tutto quanto egli ha annotato.
    Abbiamo letto insieme questo lavoro, in quel di Trapani, e invero, la mia preoccupazione è stata quella di offrire alla nostra amica un’occasione ulteriore per penetrare in questo suo lavoro; un’occasione che scaturisse dall’implicito confronto a due voci: sullo sfondo è rimasta la coscienza di avere svolto bene il nostro compito e di averlo fatto in spirito di servizio.
    Aggiungo: mi ha sorpreso in questo lavoro, che per la fotografa è una prima esperienza, l’eleganza del montaggio; shot by shot, ogni singolo fotogramma introduceva ad una esperienza,ad un’atmosfera, ad un gesto, ad una storia. Nel contempo, lo stesso fotogramma presentava i protagonisti, se stessa, il suo ambiente e quello comune; e lo stesso fotogramma, rimandava emblematicamente ad altri significati, altri percorsi esistenziali, altre esperienze. Il punto di ripresa diventava anch’esso significativo: rimaneva omogeneo, guidava la narrazione e illuminava l’intelligenza dell’argomento. Tanta semplicità ed economia di mezzi, rappresentativi ed espressivi, dava ragione dell’importanza e della delicatezza della tematica affrontata ma, ancor di più, ne dava al “come” era stata descritta e raccontata.

  3. La forza dell’immediatezza. Un racconto fatto di episodi, di azioni compiute durante una giornata di ordinarie occupazioni, comuni a tante situazioni della vita attuale, che ha allungato le aspettative di vita ma non sempre la sua qualità.
    Occupazioni rese straordinarie per l’amore con cui sono svolte.
    L’autrice è riuscita, attraverso la scelta compositiva e l’intensità del bianco e nero a farci sentire anche la casa. Attraverso scorci e cari ricordi ci appare come un luogo dove si vive con serena nostalgia. Si respira un’atmosfera di calma, di un tempo fatto anche di memorie e speranze che le protagoniste sembrano serbare nei pensieri e nel cuore.
    Badata e Badante, vecchiaia e gioventù, tempo che fugge o che si aspetta per realizzare sogni.
    Un’opera che ci fa riflettere su tante problematiche ed è occasione per sentire la fotografia mezzo privilegiato per conoscere, approfondire e capire.
    Complimenti all’autrice!

  4. Francesca ci ha voluto raccontare attraverso queste immagini una storia che fa parte della semplice quotidianità di molte ragazze e donne lontane dalla propria terra e dai propri affetti, per necessità. Ha saputo cogliere l’essenzialità di gesti che si ripetono ogni giorno e nei quali, gentilezza ed attenzione, sono magistralmente catturate nel loro manifestarsi; parlo di sentimenti, di gioie ricambiate, di rimpianti per una mancanza che può essere solo colmata riversando affetto su quelle persone che più che mai al volgere della loro vita le richiedono e ne hanno un estremo bisogno, gli anziani.

  5. Di questo portfolio mi ha colpito sopratutto la sensibilità dell’autrice, dimostra una maturità fotografica lodevole.
    Leggo che è il suo primo portfolio ed una giovane autrice ventenne. Il problema dell’accudimento degli anziani, è un problema sociale importante,i famigliari per vari motivi non riescono ad avere il tempo materiale per affrontarlo.
    Le immagini dimostrano molto bene l’inserimento di una persona estranea che si prende cura dell’anziana signora, è evidente l’affetto ,il rispetto, lo scambio umano di entrambe.
    La badante nel quotidiano si investe di ruolo inverso da figlia per età ne diventa madre. Condivido molto il commento di Pappalardo nell’analisi delle singole immagini dove si rappresentano contemporaneamente due mondi due vite complimenti sinceri alla giovane autrice , sono certa che questa prima opera non rimarrà da sola.

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