Rifugi. Tunnel di Memoria – di Silvia Zanasi
Rifugi. Tunnel di Memoria – di Silvia Zanasi
Rifugi -Tunnel di Memoria è un progetto realizzato sul territorio francese lungo le Gole del fiume Verdon, località divenuta tristemente nota per la battaglia di Verdun durante la Grande Guerra.
Questo territorio è caratterizzato da numerosi rifugi difensivi che si distinguono dalle classiche trincee per i suoi lunghi tunnel scavati nel ventre della terra che percorrono il territorio di questa zona.
Tuttavia molte persone trovarono la salvezza in questi tunnel sotterranei la cui memoria e storia è conservata e ancora nascosta tra le montagne.
Ciò che inizialmente è chiaro e visibile a chi vi s’addentra, termina in un’assenza di luce, la cui fine è ignota e sospesa nel tempo.
La sensazione è di trovarsi in un luogo in cui non vi è alcuna uscita e il desiderio di poter vedere una luce è negato dall’oscurità profonda che s’impossessa di ogni cosa. E’ un buio metaforico che si nutre della vita.
Queste gallerie ci riconducono alla drammaticità della storia, riportando alla luce un passato di sofferenza e paura, come un viaggio nel tempo che unisce il passato a una visione attuale e contemporanea e mentre il mondo esterno si trasforma nel tempo, qui tutto rimane buio, immobile e uguale.
Il buio è l’emblema per eccellenza della morte, dell’emarginazione, della solitudine e del mistero, ma la relazione che si viene a creare in questo luogo è il risultato di un mondo sotterraneo in cui si rispecchia anche la salvezza: il buio, pur togliendo luce alla visione, è frutto del ventre salvifico della terra, in cui il destino delle persone rifugiate era protetto in attesa di poter rivedere il cielo.
Il “percorso visivo” è caratterizzato dall’entrata nella grotta, a seguire il buio crescente fino ad arrivare all’immagine finale caratterizzata da un’apertura di luce; la luce è allusiva alla vita, affacciandosi in un mondo luminoso ove il colore si riappropria della realtà.
Nel proprio silenzio, ogni forma di immaginazione prende vita, per ricordare, immaginare e riflettere sulla valenza del territorio e della sua capacità difensiva.
“Rifugi. Tunnel di Memoria”, di Silvia Zanasi, è un’opera animata da un’idea concettuale per la riflessione condotta con immagini dalla forte valenza simbolica.
A volte capita che immagini documentarie assumano, nel loro insieme, una poetica concettuale.
Quest’opera di Silvia Zanasi persegue la poetica dell’autrice (è il secondo lavoro che pubblichiamo su Agorà Di Cult) nell’approfondire i meccanismi della percezione umana.
Ci troviamo pertanto di fronte alla rappresentazione della realtà, senza modificazione in post produzione, che grazie alla scelta visiva ci induce elementi per animare la nostra immaginazione metaforica.
In quest’opera è fondamentale la sequenza, con l’ingresso, il lungo penetrare nel tunnel e infine finalmente la luce della via d’uscita.
Nella presentazione l’autrice manifesta la sua consapevolezza nell’ideare l’opera.
Complimenti a Silvia Zanasi per essere riuscita a comunicare il proprio sentito con un’opera essenziale ed efficace.
Il lavoro di Silvia Zanasi è sicuramente intrigante nella sua ideazione, in quanto il parallelo tra tragitto dei tunnel e il mistero, la solitudine e la morte è efficace; nutro personalmente qualche perplessità in più sulla realizzazione della sequenza.Avrei visto delle immagini più contestualizzate e comunque un passaggio più rigoroso dalla luce piena all’oscurità e poi di nuovo alla luce: probabilmente con un numero più ristretto di foto la sequenza sarebbe stata più efficace. Complimenti comunque all’autrice per il coraggio dimostrato nell’affrontare una tematica così impegnativa.
– La caverna è l’utero, è il ventre della madre terra.
– è il rifugio che l’uomo ha abitato per millenni
– è il tempio dei primi uomini (le grotte di Lascaux)
– è il luogo di lavoro per i minatori che temono il grisou
– è il luogo dove si cercano i diamanti, l’oro, gli smeraldi
– è il laboratorio per lo studio dei nutrini
– è l’attività sportiva dei geologi
– è il tunnel sotto la Manica
L’idea tenebrosa della morte non appartiene all’ateo e nemmeno al cristiano.
Perciò non è il luogo in sé a generare un’idea, ma il nostro credo, le nostre esperienze di vita.
Le ultime due foto mi fanno immaginare d’essere in una apparecchio di grande formato, in una camera obscura, e di osservare il mondo dal diaframma f/256.
Penso che 4 foto avrebbero dato in modo suffiente l’idea del rifugio militare; magari aggiungendo quella di qualche armamento, qualche cassetta di munizioni arrugginita, un elmetto….