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 “EVA vs EVA” di Nicoletta Simone

 “EVA vs EVA” di Nicoletta Simone

 

Nell’ambito dei progetti atti a contrastare la violenza di genere ho ideato,  su invito e patrocino del Comune di Monsummano Terme (PT), il progetto fotografico dal titolo “EVA vs. EVA” che è sfociato in una personale a novembre 2021.

Sono 26 fotografie che costruiscono un racconto fotografico con cui vengono riprodotte le sensazioni che le donne provano quando si sentono inadatte e imprigionate negli stereotipi di bellezza imposti dalla società.

Gli stereotipi estetici condizionano il nostro rapporto nella società e contribuiscono a farci sentire inadeguate, tingendo di colore scuro le emozioni che proviamo per noi stesse. Quando questo accade la nostra autostima va in caduta libera.

Tra i principali stereotipi estetici c’è quello legato alle taglie ideali, che possiamo riassumere nell’imperativo “magrezza è bellezza” fino ad arrivare all’ideale di perfezione estetica, quella stessa perfezione estetica così tanto desiderata da chi esercita il “body shaming” fino a maturare l’idea che le donne siano sessualmente desiderabili solo se soddisfano standard elevati e irraggiungibili, consistenti in diete rigide, un esercizio fisico esasperante, un parossistico e interminabile controllo sui cambiamenti corporei.

A questo si aggiunge anche una cultura sessista, il perfezionismo estetico nonché una struttura della personalità improntata sulla sensibilità al giudizio esterno.
Ecco questo progetto tenta di mettere in luce le sensazioni e a volte i drammi più intimi che la donna prova internamente in relazione all’autopercezione del proprio corpo rispetto ai canoni di bellezza imposti.

Non si tratta solamente di vedersi brutti o di volersi rifare il seno piuttosto che il naso, è un profondo disagio, di vergogna e di COLPA che condiziona la vita della persona.

Ma è ancora così o qualcosa sta cambiando? Le emozioni che proviamo nei confronti di noi stesse e del nostro corpo stanno migliorando?

L’auspicio? dire basta e togliersi la benda dagli occhi…

In ogni immagine esposta si possono trovare non uno ma molti mondi perché infiniti sono i mondi che costituiscono la vita di ogni donna.

Queste immagini esistono in modo diverso, non solo all’interno per l’autrice, ma anche all’interno del visitatore, secondo la sua capacità percettiva del momento.

 

Nei racconti fotografici  metto molto di me e delle mie emozioni. Sono emozioni forti anche se negative che mi aiutano a realizzare immagini altrettanto forti. Non necessariamente dalla sofferenza presente nella realtà riesco a tirare fuori delle immagini ma dalla mia sofferenza e dal mio disagio interiore.

Ho voluto dar vita con  l’esposizione  fotografica ad una mostra inter-emozionale creando un legame ed uno scambio di emozioni con i visitatori.

Ho affisso, in ogni griglia, delle frasi sulla bellezza e sugli stereotipi estetici di celebri autori o di persone comuni e ho invitato i visitatori a scrivere, su bigliettini messi a disposizione,  riflessioni, pensieri e/o frasi su cosa fosse per loro la bellezza e come questa venisse da loro percepita. Li ho poi invitati ad attaccare i loro pensieri scritti accanto alle foto per loro più significative in mondo da divenire anch’essi autori delle opere attraverso l’osservazione con l’occhio interiore che ci aiuta a vedere nell’ambiente le molteplici realtà che costituiscono la vita di ciascuno di noi.

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2 commenti

  1. A Nicoletta Simoni.
    Sono particolarmente sensibile alla tematica del tuo lavoro perchè anch’io ho trattato circa 3 anni fa, appena prima della pandemia, lo stesso argomento con un portfolio che ho chiamato DOLLS AND WOMEN all’ intermo di un macro progetto denominato FEMMINILE PLURALE. https://portfolio-fotografico-monica-pelizzetti5.webnode.it/dolls-women/
    Purtroppo è tristemente vero che noi donne in particolare (sensibilmente di più degli uomini) siamo sottomesse ai condizionamenti imposti dai modelli della società odierna che però hanno radici molto profonde e lontane nel tempo. In questo inizio di XXI° secolo tanto si parla di parità , ma si contunua a proporre come vincente il clichè di donna oggetto.
    Non perdiamoci d’animo e continuiamo con tutti i mezzi di cui disponiamo, quindi anche con la fotografia e la cultura, a lottare per cambiare almeno un po’ questa situazione, partendo da noi stesse per cercare di convincere anche le nostre controparti maschili. Brava !

    1. Dico semplicemente grazie!Credo nella fotografia sociale e che anche una foto sola possa dare inizio ad un processo di cambiamento.

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