TOTEM e TABU’ – Elaborazioni del Concept _11 – Festa dei lumini – di Emilio Senesi
LAB Di Cult FIAF
Festa dei lumini
Skogskyrkogården, Stoccolma, Svezia.
Qualche settimana fa Agorà di Cult aveva ospitato un mio intervento che raccontava come avevo superato il tabù del cimitero visto e pensato come luogo triste e mesto, fino ad approdare al concetto del cimitero come carta d’identità storica e culturale di una città o di un Paese.
In questo secondo intervento voglio far conoscere ai lettori un reportage effettuato pochi anni fa, nell’ambito del mio progetto “I Giardini della Memoria”, per illustrare, con foto e parole, che in un cimitero possono avvenire anche delle vere e proprie feste a cui partecipano molte migliaia di persone, giovani e meno giovani.
La tradizione vuole che nei giorni della ricorrenza dei morti, i nostri cari scomparsi tornino a farci visita sulla terra. Il viaggio per raggiungere il mondo dei vivi è lungo e per segnalare la giusta strada quasi tutti i popoli accendono i lumini per indirizzare il loro cammino. In Svezia questa tradizione ha assunto le dimensioni di una vera e propria festa popolare e il primo sabato di novembre moltissimi cittadini svedesi accendono una candela per ricordare il passato e celebrare i propri cari defunti. La tradizione risale a molti secoli fa ma è diventata una festa popolare dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Per raccontare questa festa tradizionale – la “Festa dei Lumini” – ho scelto di passare l’intera giornata in uno dei luoghi più suggestivi ed emozionanti per assistervi: Skogskyrkogården (in italiano “cimitero nel bosco”) a sud di Stoccolma, il più grande cimitero svedese.
Partiamo con il descrivere il luogo. La costruzione del “cimitero nel bosco” è iniziata negli anni ’20 del secolo scorso su progetto di Gunnar Asplund e Sigurd Lewerentz, successivamente è stato più volte ampliato fino ad assumere le dimensioni attuali di oltre 100 ettari. Poi nel 1994 è stato inserito nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO.
Nella progettazione del cimitero, gli architetti posero particolare attenzione sia a integrare le strutture nell’ambiente naturale sia ai percorsi in modo da accompagnare le emozioni dei visitatori verso il rito funebre. Le tombe non sono visibili all’ingresso nel cimitero; si trovano nell’area boschiva e sono tutte di dimensioni uguali senza esibizione di monumenti funebri, a rappresentare l’eguaglianza di fronte alla morte. Le statue presenti sono posizionate in alcuni luoghi e non nelle vicinanze delle sepolture.
Le auto non sono ammesse nei viali del cimitero (tranne poche eccezioni), le biciclette sì; per spostarsi da un luogo all’altro c’è una linea di autobus che copre tutta l’area del cimitero. Nella palazzina che ospita gli uffici si trova anche una caffetteria dove ci si può sedere a riposare, prendere un caffè e consumare un leggero pasto. Cose che non ho mancato di fare.
Nell’area del cimitero si trovano quasi 10.000 pini, alcuni ultracentenari; vi si aggirano diverse specie animali, come volpi, lepri e scoiattoli; le piante vengono talvolta danneggiate da caprioli. Nel bosco nidificano molti uccelli tra cui astori e frosoni. C’è anche uno stagno dove è stata rinvenuta una colonia di tritoni crestati, l’unica dell’area di Stoccolma. L’ambiente protetto e incontaminato attrae molte persone, tanto che il luogo è frequentato in tutti i giorni e a tutte le ore perché è veramente piacevole e rilassante passeggiare nel silenzio osservando la natura. E’ uno degli esempi più esaltanti di “giardino della memoria” e ha fatto da apripista ad altri cimiteri immersi nella natura.
Il giorno della festa – quel primo sabato di novembre coincideva con la festività di Ognissanti, quindi era un’occasione molto partecipata – gli svedesi, non solo i cittadini di Stoccolma, a partire dalle prime ore del mattino, arrivano con ogni mezzo verso il cimitero dotati di candele e lumini di ogni tipo, fiammiferi, piante e fiori per le tombe dei loro cari. La folla si infittisce man mano che si avvicina l’imbrunire e il cimitero è affollato fino a ben oltre il calare del buio da famiglie, bambini, giovani, anziani, ciclisti, camminatori, cani al guinzaglio.
Migliaia e migliaia di luci fiancheggiano viali e vialetti, i brevi pendii e le scalinate, il bagliore diventa sempre più intenso fino in cima alla collina, luogo privilegiato dedicato alla meditazione e al ricordo, dove domina un gruppo di tigli.
A malapena viene lasciato spazio sufficiente per camminare tra le file di candele. Le persone in carrozzina devono a volte compiere delle manovre per aggirare le candele e i lumini deposti a terra. E’ una vera e propria festa: la suggestiva bellezza del lume di candela mescolata a una rilassata malinconia crea un’atmosfera piena di carica emotiva, a metà strada tra il fiabesco, il suggestivo e il maestoso.
La festa dei lumini acquista sempre più popolarità. Forse riflette il desiderio degli svedesi di mantenere i loro legami con il passato in un mondo in rapida evoluzione e trasformazione.
Molte foto che corredano questo articolo sono state esposte nella mostra omonima presso la Biblioteca Comunale Valvassori Peroni di Milano nell’ambito del Photofestival 2021.
Emilio Senesi
Festa dei lumini