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Francesco Faraci ospite all’Italian Street Photo Festival

terrà un workshop di due giorni per "nutrire lo sguardo"

Altro nome importante nella kermesse romana di fine aprile, che si prospetta anche quest’anno davvero scoppiettante, è Francesco Faraci.

Francesco Faraci nasce nel 1983 a Palermo, in Sicilia. Dopo gli studi in Sociologia e Antropologia scopre da autodidatta la fotografia come mezzo di espressione, affascinato dalla possibilità di tradurre i suoi pensieri in immagini. Il suo sguardo si rivolge alla sua terra, alla sua Sicilia, il Mediterraneo, in primis, e inizia a girare l’isola alla ricerca di storie da raccontare. Storie di incontri, di scambi di culture, di minoranze. Storie di vita. Affascinato dal paradosso del vivere quotidiano, dolore e gioia, nascita e morte, solitudine e condivisione…Soggetti predilegiati i bambini, gli adolescenti.

FRANCESCO FARACI
FRANCESCO FARACI
FRANCESCO FARACI
FRANCESCO FARACI

Calzante per Francesco la frase “Osservare gli estranei come se fossero conoscenti, ma i conoscenti come fossero estranei ” (B. Brecth). Perchè nelle sue foto ritrovi sempra l’empatia, quella del fotografo e del soggetto che viene trasmessa a noi osservatori, in un nuovo legame empatico verso il soggetto fotografato.

Ha pubblicato con tante riviste e magazine, solo per citarne alcuni “The Guardian”, “Time Magazine”, “The Globe and Mail”, “La Repubblica”, “L’Espresso”, “Le Monde”, “Libération”, VICE, “Vanity Fair”, “Corriere della Sera”, “Internazionale”.
Nel 2016, dopo tre anni di lavoro, pubblica il suo primo libro “Malacarne- Kids come first”, a cura di Benedetta Donato, edito da Crowdbooks, un viaggio dentro le estreme periferie della città viste attraverso i bambini. Riceve il secondo premio nella sezione libri fotografici al PX3 di Parigi e al MIFA di Mosca. Nel 2017 pubblica il suo primo romanzo “Nella pelle sbagliata” edito da Leima Edizioni. pubblicazione, e tiene workshop in giro per l’Italia, collaborando con varie realtà. Nel 2019 parte in tour con Jovanotti e con il suo “Jova Beach Tour” per un libro sul viaggio in Italia a partire dai concerti dal titolo “Jova Beach Party: Cronache da una nuova era” pubblicato da Rizzoli.

FRANCESCO FARACI
FRANCESCO FARACI
FRANCESCO FARACI

Nel 2020 arriva il suo progetto “Atlante Umano Siciliano”,  libro edito da EMUSE. Durante il lockdown documenta gli effetti della pandemia da Covid19 a Palermo pubblicando reportage sui quotidiani nazionali ed internazionali. Nel 2021 collabora con Achille Lauro per il singolo “Solo Noi”, per descrivere insieme al cantante le periferie romane. Collabora con Netflix alla serie Tv “Una semplice domanda” condotta da Alessandro Cattelan, curandone la parte fotografica. Nel 2022 pubblica con Mimesis Edizioni il saggio “Anima Nomade: Da Pasolini a una fotografia povera”. Collabora nuovamente con Jovanotti alla regia del videoclip del singolo “Mediterraneo”, girato nei vicoli e nei quartieri periferici di Palermo. Nel 2022 parte per la Polonia per documentare la condizione dei rifugiati ucraini, in particolare di etnia Rom, al confine con L’Ucraina. I reportage vengono pubblicati su “La Repubblica”, “Artribune” e “Torcha”, quest’ultimo a cura di Chiara Piotto, giornalista di Skytg24.

FRANCESCO FARACI

 

INFO SU WORKSHOP  (sconto per i soci FIAF: 150 invece di 180 euro)
UN’INFINITA COMPRESSIONE PRECEDE  LO SCOPPIO – Esercizi di nutrimento  dello sguardo

SABATO 29 APRILE 2023 – 10:00-17:00
DOMENICA 30 APRILE 2023 – 10:00-17:00

La fotografia di per sè non ha alcun significato, è, al contrario, un  significante. Una moltitudine di segni linguistici che, attraverso l’atto  del fotografare, permette di superare i “classici” problemi quali  inquadratura e tecnica, ad esempio, e fa giungere dritti al primo,  assoluto, fondamento della fotografia: lo sguardo.  Non importa quale macchina fotografica usiamo, quale focale abbiamo a nostra disposizione, ciò che veramente importa in  fotografia è la capacità di “sentire” gli odori, i suoni e gli umori del  territorio che solchiamo, qualunque esso sia. Uno scatto che possiamo definire “buono” ha luogo nel gesto, ma prima, attraverso una serie di esercizi di immaginazione e  immedesimazione. Il fotografo difficilmente è obiettivo poichè la sua forma mentis fotografica è diretta conseguenza della sua alimentazione che ha  origine dalle sensazioni legate alla letteratura, alla musica, al  territorio che viviamo, alle idee e persino alle utopie. Quindi, se non  per questioni puramente tecniche ed estetiche, la fotografia non  proviene dalla fotografia.

Lo sguardo ha necessità di essere nutrito.
Lo sguardo va disintossicato.
Lo sguardo va sensibilizzato.

Lo sguardo deve essere riconosciuto e coltivato quotidianamente.Immaginiamo dunque di avere in mano della dinamite e non avere i  mezzi per farla detonare. Alimentando, attraverso una molteplicità  di stimoli, il nostro personale “sentire” giorno dopo giorno, avremo  fra le mani un calore tale da permettere allo scatto di venir fuori per  puro istinto, per un impulso che permette al fotografo di  immedesimarsi talmente tanto da essere invisibile, in un gioco  costante fra il fuori e il dentro la scena che si intende ritrarre,  sempre ricordando che una buona fotografia, quella che permette  alla nostra anima di vibrare, non è frutto del nostro gesto, bensì ci è stata regalata e l’unico merito che possiamo attribuirci è quello di  averla RICONOSCIUTA

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