La fotografia e la strada sono un binomio inscindibile fin dal 1839: anno di nascita della fotografia. Il fotografo è un antagonista di sé stesso, alla ricerca della compiutezza in un mondo trivellato di imperfezioni: visi deformati, corrugati, gioviali, stridenti, falsi, maligni, sospettosi e violenti. Un puzzle che la strada offre nella sua diversità e varietà che i nostri occhi avvezzi alla monotonia, non sono educati a guardare ed ascoltare.
E’ Marta Passalaqua; con il suo bianco e nero racconta il suo mondo: vede negli altri ciò che è in lei, lo trova nelle bambine ribelli con la pistola giocattolo in mano e con quello sguardo fiero tra ingenuità ed esibizionismo; lo cerca in quelle bambine con lo sguardo basso, quasi a nascondere la luce della propria vita; o nelle donne adulte che mostrano uno sguardo alienato e sofferente verso un punto indefinito dello spazio dell’immagine. Una stanchezza cronica in quelle donne che si sentono emarginate e inascoltate dalla società e che vogliono gridare il loro silenzio con la rassegnazione e la vacuità delle proprie espressioni.
La luce di queste foto esplode in una miriade di ombre tetre, quasi a nascondere il suo occhio fotografico incredulo verso la realtà; Marta entra in punta di piedi nello spettacolo della quotidianità, per non calpestare il fruscio di quell’attimo di un millesimo di secondo che potrebbe perdersi nell’infinito delle combinazioni che l’universo regala costantemente attraverso una osmosi della luce in materia.
L’infanzia è un tema ricorrente nei suoi scatti, quasi un rincorrere sé stessa nel presente verso il passato; quasi una macchina del tempo per rivivere quei momenti di gioiosità e spensieratezza perduta.
Marta, come Letizia Battaglia, vuole raccontare la sua Palermo, raccontando la bellezza e l’infinitezza di un luogo magico baciato dal sole, sporcato molte volte dalle notizie di mafia; una fiaba di fanciullezza dove cerca di ricostruire sé stessa attraverso le combinazioni di volti che incontra; quasi a cercare una parte di sé negli altri e gli altri in sé. Un’essenza di volti imbiancata dal nero contrastato, cercando di inquadrare un dialogo tra gli attori e l’ambiente surreale da lei creato per mascherare una realtà che può sembrare sterile e piena di bramosità. L’autrice in questi scatti non vuole descrivere la sua Palermo, vuole ritrovare sé stessa nella sua Palermo: tra ironia, fierezza e giocosità. Uno status di life photography, fotografa della vita degli altri e di sé stessa: eccola allora la “mercante di anime” pronta ad esplodere in mille faville che travalicano lo spazio e il tempo, per entrare negli abissi delle donne, bambini e uomini fotografati. Uno storytelling di razze umane per sviscerare le loro storie e per farle rispecchiare con la vita che si deforma nei suoi mille splenditi ritratti della solitudine; la stessa che si unisce alla luce per risplendere nell’ombra che si tramuta in neologismi cantici che sprofondano nel suo tenore fotografico.
Ma chi è Marta Passalacqua?
Marta Passalacqua, palermitana, classe 1987. Iscritta alla Facoltà di Architettura, frequenta il corso di fotografia e realizza un fotolibro sui mercati storici palermitani intitolato “Mercanti d’Anime”. La Sicilia, con i suoi usi e costumi, la fa appassionare sempre più alla fotografia “street”: con il suo lavoro documenta, infatti, riti e usanze della sua terra, tra religione e folklore, che affondano le radici in un passato ormai quasi del tutto scomparso. Nel 2018 è tra i vincitori del contest fotografico “Il Genio di Palermo: memoria, volti e luoghi” per Palermo Capitale della Cultura. Nel 2019 partecipa alla seconda edizione de “Le Rosalie di vicolo Brugnò”, con il progetto fotografico “Peste à deux”. Nel 2019 collabora con il “Centro Internazionale di Fotografia” di Palermo per il progetto “Palermo Bellissima” di Letizia Battaglia. Nel 2021 espone il suo progetto fotografico “Questo corpo” presso l’ARTglieria Con/temporary Art Center di Torino, nella sezione “Ph.ocus – About Photography” per Paratissima Art Station, e “Tra le vene di Palermo” nell’ambito del festival “Canta e cunta” sulla cultura e la storia siciliana. Nel 2022 è la volta di “Palermo, l’incanto”, progetto ideato da Letizia Battaglia per il Centro Internazionale di Fotografia; mentre a Roma il progetto “Questo Corpo” è alla biennale Martelive; è selezionata per Paratissima, nella sezione “Unpredictable”, con il progetto “Family Portraits”. Nel 2023 vince il premio “Torino Paratissima 2023”. Collabora dal 2023 con la rivista online “Mezzocielo”. Nel 2023 viene selezionata ed espone per “La Settimana delle Culture” a Palermo. A Torino , nel 2023 mette in mostra la serie “C’è solo la strada” a Paratissima – Eye Contact, nella sezione curata “You Belong, storie d’identità”, mentre nel 2024 partecipa a “Liquida Photofestival” con il progetto “Summertime Sadness”.
Testo di Giuseppe Giancarlo Calascibetta