…storie fantastiche sulla fotografia di Massimo Losacco
…storie fantastiche sulla fotografia di Massimo Losacco
Come già indicato da Enrico Maddalena, nel corso di un suo post, il fissaggio fotografico ha una storia lunga alle spalle, fatta di alchemici tentativi, illusioni e colpi di fortuna.
Dal medioevo, al rinascimento e poi fino al tardo settecento di tentativi se ne contano a migliaia. In questa ricerca storica ho scoperto qualcosa di simpatico che voglio condividere con voi.
Alla pari di Jules Verne, che anticipava i tempi con i suoi straordinari racconti, c’è qualcun altro che, ancor prima, ha avuto una sorta di fantascientifica premonizione. Si tratta dello scrittore francese Tiphaigne de la Roche (1729-1774) che nel 1760 decide di pubblicare un racconto che ha dell’incredibile se letto alla luce delle attuali scoperte in merito al fissaggio fotografico, ed alla fotografia in generale.
Il racconto, che si intitola Giphantie, è ambientato nella Guinea del nord e narra di un esploratore che a causa di una tempesta si ritrova in una terra selvaggia. Accompagnato da una guida,dopo una serie di peripezie, si trova davanti ad una incredibile scoperta . Ovviamente parliamo di fantasia, in quanto a quell’epoca eravamo distanti un quasi un secolo dalla scoperta del fissaggio, ma proviamo a leggere un estratto del racconto per renderci conto che forse si tratta di una visione molto realistica.
“… sai che i raggi della luce riflessi dai diversi corpi formano un quadro e dipingono questi corpi su tutte le superfici levigate: la retina dell’occhio, per esempio, sull’acqua, sugli specchi. Gli spiriti elementari hanno cercato di fissare queste immagini passeggere; hanno composto una materia molto sottile, molto vischiosa e molto facile ad asciugarsi e ad indurirsi, per mezzo della quale un quadro si forma in un batter d’occhio. Essi rivestono di questa materia un pezzo di tela, e la espongono agli oggetti che vogliono dipingere (…) la tela, per mezzo del suo rivestimento vischioso trattiene i simulacri (…) Questa stampa delle immagini avviene già al primo istante in cui la tela la riceve: si toglie immediatamente e si mette in luogo oscuro; un’ora dopo, il rivestimento è asciutto e voi avete un quadro tanto più prezioso che nessuna arte può imitarne la verità, e che il tempo non può in alcuna maniera danneggiare. (…) La precisione del disegno, la verità dell’espressione, i tratti più o meno marcati, la gradazione delle sfumature, le regole della prospettiva; noi lasciamo tutto questo alla natura, che, con quel segno sicuro che mai si smentisce, traccia sulle nostre tele delle immagini che impressionano l’occhio e fanno dubitare la ragione se ciò che chiamiamo realtà non sia un’altra specie di fantasma che impressiona l’occhio, l’udito, il tatto, e tutti i sensi assieme.”
In questa pagina troviamo fondamenti della fotografia incredibili per quei tempi, ma normalissimi per i nostri giorni. Che si tratti di intuizione, premonizione, fantasia, o altro, in ogni caso c’è da rimanerne colpiti vero?
Il Post di Massimo Losacco è un'”eco” a quello di Enrico Maddalena “Il fissaggio”.
Precisiamo che quando viene proposto un Post sullo stesso tema di uno appena pubblicato, occorre rispettare l’autore di questo primo studio; infatti lo pubblichiamo questa sera dopo che Enrico Maddalena ha accolto con favore il contributo di Massimo Losacco, altrimenti lo avremmo pubblicato in tempi più lontani. Complimenti a Massimo Losacco per il suo bel contributo.
Complimenti a Massimo Losacco per la curiosità che ci ha rivelato! Effettivamente ha dello stupefacente!
Grazie a Massimo Losacco che ci racconta questa bella storia e se non fosse fantastica?…..
C’è sempre negli esseri umani più umili ma con tanta sapienza questa spinta alla conoscenza e poca ambizione per farla sapere a tutti.
Si, si resta veramente colpiti.
In fondo vengono prima i sogni e poi le invenzioni. E’ come per il volo che è stato preceduto dal mito di Icaro. “Se si può sognare, si può fare”.