CASA DEI BAMBINI – di Stefano Rami
.
.
.
.
La Casa dei Bambini è stata la mia entrata in società, dove per la prima volta non avevo la protezione dei genitori.
Il che aveva un lato positivo. Nonostante fossi un bambino abbastanza tranquillo, potevo fare rumore e non essere messo a tacere perché eravamo in tanti a farlo.
I ricordi visivi sono solo dei flash. Ricordo meglio i suoni: il vociare di tutti, il rumore delle sedie spostate, le porte sbattute, il correre a perdifiato negli ampi (per noi piccoli) spazi a disposizione.
Dalla Casa dei Bambini sono uscito 50 anni fa.
E’ chiusa di 30 anni. Ho chiesto le chiavi, me le hanno date. Appena entrato ho sorriso.
Ho chiuso la porta e ho iniziato a guardarmi attorno camminando lentamente per non rompere il Silenzio che avvolgeva tutto.
E, piano piano, ogni ricordo andava a collocarsi al proprio posto riempendo di suoni ogni cosa.
Ho così iniziato a scattare. Spesso mi abbassavo e fotografavo in ginocchio, perché i ricordi avevano quell’altezza.
Le foto sono silenziose di natura. Ogni click era la conseguenza di un ricordo abbinato ad un suono.
Le foto ottenute non sono più immagini mute, mi parlano, guardandomi negli occhi e colpendo il cuore.
Stanze, porte, maniglie, sedie, piastrelle, lavandino, tutto sembrava essere pronto ad essere usato dai miei ricordi.
Chiudendo la porta mi sembrava sussurrasse: “Grazie!”
2016, Stefano Rami
CASA DEI BAMBINI
di Stefano Rami
“Casa dei bambini”, di Stefano Rami, è un’opera animata da un’idea narrativa tematica per l’interpretazione soggettiva della propria scuola d’infanzia, chiusa da tempo.
Il tema dei segni del passato ritrovato è sempre più vivo in un mondo come il nostro che è in rapido cambiamento.
L’autore ritorna nella propria scuola dell’infanzia e con la fotografia compone immagini dal significato simbolico ed emozionale.
E’ simbolico quando mostra cose originali dell’epoca che egli riconosce parte del proprio vissuto, è emozionale nelle immagini in cui prevale l’atmosfera, dove l’autore esprime il suo intimo rapporto con il processo d’abbandono.
Se nelle immagini simboliche prevale la visione frontale e la luce diffusa nel porre in evidenza le cose, in quelle emozionali è la visione laterale che genera una prospettiva più o meno acuta a rappresentare il complesso intreccio di sentimenti provati nella vertigine del tempo.
L’alternanza dell’immagine di spazi illuminati e quelli in penombra, ben rappresenta il complesso rapporto interiore dell’autore posto dinanzi a frammenti concreti del proprio vissuto. Il suo è il risveglio della propria esperienza esistenziale a generare uno stupefacente viaggio a ritroso che lo porta a rivivere ciò che è ormai lontano nel tempo, di 50 anni, ma che è ancora lì vivo nella memoria.
Complimenti a Stefano Rami per aver narrato con 17 foto un vastissimo complesso di sentimenti fluttuanti nel proprio sentire il pulsare del tempo, nel proprio corpo e nel suo immaginario.
È incredibile come ogni volta che le guardo insieme alle stesse sensazioni ne abbia di nuove.
Vi ringrazio della pubblicazione. Mi avete fatto iniziare la giornata alla grande!
Un lavoro intimo e emozionante quello di Stefano dove tutti torniamo con la memoria alla nostra infanzia.
Un percorso condiviso con il gruppo sfociato dai lavori sul silenzio.
Immagini che se pur silenziose parlano diritte al cuore come dice l’autore nel testo.
Grazie a Stefano per essere nel nostro gruppo e regalarci tante emozioni!!
“Dalla Casa dei Bambini sono uscito 50 anni fa” questo dice Stefano nello scritto che accompagna le fotografie. Ed oggi, adulto, ritorna il quel luogo che, un tempo animato da giochi e spensieratezza, diventa ricordo ed emozione. Così, tutte le stanze e gli oggetti ritrovati sono segno e traccia di un passato ancora vivo e presente nella memoria. I dettagli e gli scorci fanno entrare in quella Casa e permettono d’immaginare e di tornare indietro nel tempo quando al posto delle ragnatele, delle sedie vuote e delle aule buie c’era un mondo vivace. Ed è proprio il contrasto tra ieri ed oggi, il rumore ed il silenzio, il pieno ed il vuoto che è fonte di un sentimento di commozione. Complimenti a Stefano per la sua sensibilità. Possiamo proprio dire che per fare queste fotografie “ha allineato testa, occhio e cuore”.
Monica Mazzolini
E’ il silenzio dei ricordi e delle emozioni, quelle che arrivano piano piano , ma che piano piano dilagano nel cuore e nella mente e riaffiorano a gran voce, quello che ci racconta Stefano Rami nel suo progetto.
Un lavoro personale e intimo che è molla per accendere emozioni. Mentre scorriamo le 17 immagini e siamo catturati dall’atmosfera che generano, si aprono idealmente i nostri ricordi “della scuola”. Non gli stessi, perché in luoghi e momenti diversi, ma con lo stesso fondo di malinconia. Ambiente familiare che ritrovato dopo tanto tempo ci riporta idealmente a risentirne rumori, profumi e a cercarvi presenze.
Un lavoro che è metafora per ragionare sulla caducità del tempo e delle cose, sul valore della memoria e delle sue infinite sfumature. Grazie dunque a Stefano che aprendo, con questo progetto, la porta della sua scuola ci ha consegnato l’invito alla rilettura dei nostri ricordi. Complimenti anche per la scelta delle immagini dal fascino essenziale e armonico.
Orietta Bay