MEMORIA COMUNE – di Serena Marchionni
MEMORIA COMUNE – di Serena Marchionni
La fotografia ha, per dirla con Barthes, la straordinaria capacità di rendere presente, ciò che non è più qui, far tornare a esistere il passato, rammemorandolo. In altre parole nella fotografia presente e passato convivono. Nell’esperienza comune di ognuno quest’affermazione appare particolarmente vera soprattutto quando si osserva l’album di famiglia.
Sempre Barthes, in La camera chiara(1), racconta la sua esperienza di fronte la foto di sua madre bambina «lei mi sfuggiva interamente. Non era lei, e tuttavia non era nessun altro»(2). L’autore sottolinea lo straordinario straniamento che ha provato di fronte all’immagine di una madre così come non l’aveva mai vista, di lei riconosceva solo alcuni frammenti del corpo o qualche espressione che avrebbe mantenuto fino all’età adulta, tuttavia fu questo un incontro fondamentale attraverso il quale sentiva di aver finalmente incontrato «tutti i predicati possibili di cui era costituito l’essere di mia madre.»(3)
Anche Annie Ernaux, nel suo romanzo Gli anni,(4) narra dell’incontro in fotografia con una se stessa bambina, e riflette esprimendo magistralmente un sentimento comune a molti:
«E anche in quel neonato dal sesso indefinibile, posato mezzo nudo su un cuscino, non si rivedeva più se stessi, ma qualcun altro, una creatura appartenente a un tempo muto e inaccessibile.»(5)
Tuttavia le fotografie, forse e soprattutto quando rappresentano le memorie di altri, ravvivano in ognuno di noi una strana «nostalgia verso un’epoca passata e contemporaneamente alimentano la speranza di poterla un giorno vivere a nostra volta.»(6)
Da questa semplice consapevolezza e dall’amore per l’oggetto fotografico ho deciso di intraprendere, attraverso ikonemi e con l’aiuto di Daniele Cinciripini e dell’UniTe, una nuova avventura attraverso le fotografie (degli altri): Memoria comune.
Questa nasce dal desiderio di salvaguardare tutto quel patrimonio di fotografie e filmati di famiglia, da un probabile oblio, innescato dal disuso, dall’incuria e dal processo di rapida obsolescenza tecnologica che spesso non rende più fruibili alcuni tipi di immagini in movimento, specie se su pellicola. Memoria comune vorrebbe salvaguardare questo naturale e straordinario deposito di memoria iconografica della microstoria.
Il progetto muove i suoi primi passi in questi giorni e vede come protagonista il comune pilota di Spinetoli, nella Valle del Tronto, con la speranza di poter pian piano crescere e prendere piede in molti comuni della vallata. Ecco il doppio senso del termine comune del titolo, un comune per volta, intendiamo dar vita a una raccolta digitale della memoria comune dell’umanità che vive, e ha vissuto, nel territorio nel quale operiamo come centro di fotografia; cercheremo di offrire un servizio completamente gratuito alla cittadinanza per poter continuare fruire, in forma digitale, della propria memoria familiare.
Intendiamo digitalizzare intere pagine di album di famiglia e riversare su supporti digitali vecchi filmati su pellicola. Alle famiglie che decideranno di partecipare renderemo l’originale e una copia digitalizzata insieme a un libretto di consigli per una buona conservazione dei delicati originali fotografici e filmici. Ikonemi si occuperà delle scansioni degli album, mentre i filmati saranno riversati grazie al supporto tecnico della Fondazione Università di Teramo. Intendiamo costituire una raccolta iconografica della microstoria di questa minuscola porzione di territorio e renderla fruibile attraverso la creazione di una raccolta archivistica a Spinetoli e di un fondo presso l’Archivio della Memoria, dell’Università di Teramo.
L’album di famiglia, così come ci insegna Erik Kessels col suo meraviglioso lavoro Album Beauty, più delle singole foto può essere testimone silenzioso di come viene interpretata e tramandata una certa storia, di generazione in generazione. Le iscrizioni e i commenti a margine, oppure gli stessi tipi di album, con la plastica o la carta di riso a proteggere le foto, la copertina rigida in pelle o la spirale a unire cartone plastificato, sono tutti semi del tempo che informano del gusto e delle modalità con cui chi ha composto, o non composto, quell’album intendeva tramandare le proprie immagini.
Così i filmati, al di fuori delle singole storie dei loro protagonisti, essi ci informano, attraverso le cerimonie o altre occasioni, dei modi di camminare, di sedersi, di ridere delle persone, in altre parole, di come la memoria di una popolazione si trasmetta di corpo in corpo, dalla campagne alla città, un’eredità inavvertibile dalle fotografie, che di generazione in generazione univa le famiglie gli abitanti del quartiere e del paese.
Un repertorio di abitudini, una somma di immagini e gesti che per resistere davvero all’oblio verranno referenziate grazie a video interviste dei protagonisti e/o eredi e mappature dei luoghi rappresentati. A conclusione delle delicate e intense operazioni di raccolta e digitalizzazione, una parte di queste memorie verranno ri-presentate e messe in comune. Intendiamo valorizzare il materiale raccolto con proiezioni e narrazioni pubbliche in occasione delle festività paesane, per far tornare vivo e presente ciò che altrimenti non ci sarebbe più o non sarebbe più comune.
info: ikonemi.org
(1) Roland Barthes, La camera chiar : nota sulla fotografia. Torino Einaudi, 2003; ed. originale, La chambre claire: note sur la photographie, Gallimard Seuil, Parigi, 1981.
(2) Ibid
(3) Ibid
(4) Annie Ernaux, Gli anni, trad. di Flabbi Lorenzo, L’orma editore, Roma, 2015, ed. originale Les années, Gallimard, Parigi, 2008.
(5) Ibid
(6) Ibid
Agorà Di Cult è la piazza virtuale in cui presentare le nostre attività territoriali per dare visibilità al “Glocale” delle nostre iniziative.
Il termine “Glocale” l’ho appreso sul libro illuminante di Renato Barilli “Tutto sul postmoderno”. Esso ci aggiorna nel chiamare per nome le nostre attività locali ma che poi attraverso i social divengono globali. Impariamo questa parola “Glocale” perché ci appartiene.
La profonda riflessione di Serena è nel segno di una coerenza esistenziale, nel porsi i temi e nello studiarli, votata al massimo rigore culturale. Nelle sue parole si sente mente e cuore coalizzati nel cogliere ogni segno e ridare vita significante a simboli identitari usurati dal tempo.
Ringrazio Serena Marchionni per condividere il modo che Ikonemi ha di porsi con le proprie iniziative, un modo disarmato e nel contempo molto attraente per i valori culturali e umani che pone in gioco.
Nel complimentarmi auguro loro di trarre i migliori risultati in adesione e creatività!
Caro Silvano,
le tue parole infondono coraggio e fiducia, ti ringrazio per la stima che nutri nei miei confronti.
Spero che l’articolo e la condivisione aperta di una ricerca, che è sia intima che professionale, possa essere d’esempio (o di conforto) per tutti quelli che ogni giorno tentano con la fotografia di valorizzare un frammento dell’esistenza (propria e altrui).
credo che sia un lavoro immane ma con un valore ancora più grande della fatica, complimenti!
Grazie Serena per aver condiviso con noi questo grande progetto.
Una ricerca molto importante e profonda sia per il singolo e per la propria intimità ma anche per la collettività che può così andare a riscoprire molte cose.Grazie ancora. Molto curiosa di seguire questo progetto.
Valeria
Le foto di famiglia o gli album, all’interno dei quali intere generazioni hanno racchiuso la propria vita, sono un immenso patrimonio, dentro cui sopravvivono aspetti importanti della vita sociale di un paese.
D’altronde, come Serena ci racconta, altri sono gli aspetti che si possono trovare in esse.
Come Barthes scrive spesso il ricordo mostra altre cose che, se approfondite, possono far emergere ricordi, esperienze, sensazioni e, anche, portare alla soluzione di attriti e incomprensioni.
Trovo il progetto di Ikonemi interessante e prezioso, desiderosa di poterlo condividere, aumentando così il territorio di raccolta! Sarebbe interessante Serena poterlo approfondire, anche da un punto di vista diverso, come ad esempio l’aspetto psicologico.
Sono a disposizione.
Mi complimento, concludendo, della qualità dei vostri progetti!
Isabella Tholozan