“La fabbrica di Ivrea è il mezzo non il fine”. Il fine è la comunità concreta, il prototipo di un
nuovo ordine sociale.
Le architetture olivettiane sono testimoni di un ideale, sono simbolo della fusione di
elementi fondamentali: la funzionalità della fabbrica come luogo pensato per l’uomo, la
bellezza e il rispetto dell’ambiente.
Questo ideale di azienda, in cui il profitto si concilia con la solidarietà, è stato però
disatteso. Lo stato di abbandono in cui versano alcuni edifici documenta una disillusione,
la fine di una visione che ha come obiettivo l’uomo e la qualità della sua vita.
Adriano Olivetti, un sogno infranto
Clara Cullino
Cenni biografici.
Clara Cullino è nata e vive a Genova. Ha iniziato ad avvicinarsi alla fotografia da autodidatta con una Leica del 1933, appassionata dagli scatti in bianco e nero. La svolta è avvenuta nel 2000, anno in cui incontra Giuliana Traverso e Orietta Bay. Far parte del gruppo “Donna fotografa” le ha permesso di coltivare seriamente la sua passione per la fotografia partecipando anche a workshop e a mostre. Le piace in modo speciale descrivere con immagini fotografiche le cose che la colpiscono o la stupiscono. Concentra quindi la sua poetica al fine di comunicare con la miglior efficacia le emozioni provate.
“Adriano Olivetti, un sogno infranto” di Clara Cullino è un portfolio di narrativa tematica che riflette su un’esperienza storica, di alto profilo industriale e sociale, avviata con successo da Adriano Olivetti e poi in declino dopo la sua scomparsa.
Le immagini creano una sequenza simbolica dove ognuna scandisce i passaggi che dall’idea scritta (con la macchina Olivetti) si rappresenta la concretizzazione di una realtà innovativa dalle proporzioni straordinarie, dove si avvertiva un ‘energia creativa che trasformava l’azienda e poteva migliorare la società. Infine le ultime due immagini raccolgono i segni della decadenza (l’erba alta nel viale d’ingresso, le vetrate in frantumi). La riflessione raccoglie ciò che la realtà mostra e lascia a noi ragionare. La domanda che io mi faccio è: il progetto di Adriano Olivetti è fallito?
Io penso che Adriano Olivetti non ha fallito, perché l’azienda che ha ideato si è sviluppata finché era in vita, ciò che è avvenuto dopo non e’ dipeso da lui. La sua esperienza resta un patrimonio storico di tutti gli uomini sensibili che vorranno ancora riflettere sulle sue idee.