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Regula Tschumi: la fotografa antropologa

Il momento in cui ho deciso di presentare Regula Tschumi, la consideravo una brava fotografa ma non la conoscevo affatto come antropologa ed etnologa. Poi pian piano, frequentandola e studiando la sua produzione, mi si è rivelata in tutta la sua grandezza e complessità.

Regula Tschumi ha lavorato fino al 2002 per la compagnia aerea nazionale svizzera Swissair ma contemporaneamente ha studiato antropologia sociale, storia dell’arte ed effettuato studi religiosi a Berna. Nel 2013 ha conseguito un dottorato di ricerca in antropologia sociale presso l’Università di Basilea con la sua ricerca sui palanchini e le bare figurative in Ghana svolgendo per anni il suo lavoro sul campo in Ghana (Africa occidentale). Regula Tschumi ha pubblicato numerosi articoli e fotografie in cataloghi di mostre e riviste accademiche, nonché due libri sui palanchini e le bare figurative dei Ga in Ghana. Ha partecipato a numerose mostre d’arte e progetti artistici in qualità di co-curatrice, consulente e fotografa, tra cui quelli al Museo d’Arte di Berna, al Centre Pompidou di Parigi, alla Collection de l’Art Brut di Losanna e al Musée d’ethnographie di Neuchâtel.

Da quando ha iniziato la ricerca sul campo in Ghana nel 2003, Regula ha sviluppato una profonda passione per la fotografia. Hanno contribuito alla sua formazione fotografi di fama mondiale come Peter Turnley, Ernesto Bazan e altri. Ha affinato le sue capacità nel documentare la sua ricerca in Africa e di recente si è avventurata nella fotografia di strada, sia in Africa che altrove.

Regula Tschumi ha svolto delle lunghe ricerche sulle bare, sui palanchini figurativi e sulle religioni tradizionali nel sud del Ghana ed è per questo che alcune foto scattate alcuni anni orsono hanno un valore immenso in quanto è arrivata alla conclusione che le bare personalizzate sono legate alle lettighe che i re Ga usavano già negli anni 1930 ad Accra. Quindi le bare figurative non erano una forma d’arte originale inventata negli anni 1950 da un artista Ga, ma in quel periodo erano soltanto delle copie delle lettighe personalizzate che i re Ga avevano già usato prima e che esistono ancora oggi.
Una selezione di queste foto è stata esposta al festival “Cortona on the Move” di quest’anno e l’anno prossimo verrà pubblicato in Germania un libro illustrato sullo stesso tema da Kehrer Verlag.

Ma ci si può chiedere che cosa siano queste bare figurative ed ecco che Regula ci regala in un magico caleidoscopio varie immagini: quella a forma di scarpa da calcio con i colori della bandiera degli Stati Uniti per un calciatore deceduto; un bollitore gigantesco da tè dove è stato seppellito un prete tradizionale appartenente al gruppo Tigare; una bara a forma di Bedford; un ananas dove è stata deposta, con il suo abito da sposa, una donna deceduta al mercato e venditrice di ananas; una pentola da cottura enorme per una donna che vendeva cibo e che la usava per il suo lavoro; una bara a forma di cobra dove era stato sepolto un prete tradizionale. In sintesi ci offre un quadro quanto mai preciso delle usanze di queste persone che rendono il rito funebre quanto mai particolare e festoso con le loro danze, i colori delle vesti e l’eccentricità delle bare.

Regula_Tschumi
Regula_Tschumi
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Analizzando altri aspetti caratterizzanti il suo mondo ancora una volta sono colpita dal colore ma soprattutto dallo sguardo poetico con cui registra la quotidianità. Ed ecco che non posso trascurare le sue ciotole. In Ghana, le ciotole di metallo sono diffusissime, vengono usate dalle donne del mercato per trasportare o immagazzinare le loro merci oppure per prendersi una pausa durante il lavoro sedendoci sopra o dormendo all’interno. Portate sopra la testa, le ciotole metalliche diventano caschi che possono proteggere dal sole caldo o dalla pioggia. Ai bambini invece piace giocare con le ciotole vuote o trasformarle in scudi protettivi.

In una conversazione mi dice: ”Ogni anno trascorro diversi mesi da sola in Ghana. Non è sempre facile vivere e fotografare lì come donna bianca. Vivo in un quartiere molto semplice ma popolare di Accra. In una casa semplice dove di solito fa molto caldo e spesso è molto rumorosa. Ci sono frequenti interruzioni dell’acqua corrente o dell’elettricità e internet non sempre funziona. Quando giro nelle zone rurali, spesso è difficile trovare una stanza in cui stare o qualcosa da mangiare. Questi sono solo alcuni dei piccoli problemi che devo affrontare di volta in volta. La mia fotografia di strada in Ghana è più o meno un sottoprodotto del mio lavoro più documentaristico. Solo quando ho abbastanza tempo me ne occupo, visitando mercati, esplorando nuovi luoghi e osservando i bambini. In Ghana non è consuetudine fotografare gli sconosciuti senza chiedere. Devo quindi dedicare molto tempo alla fotografia di strada, devo sapere dove e come mi è permesso fotografare, altrimenti la situazione può diventare rapidamente spiacevole.
A tutt’oggi, fotografo in Ghana soprattutto perché mi interessano i rituali e le feste religiose. Di conseguenza, preferisco concentrarmi su queste occasioni quando fotografo. Grazie al mio coinvolgimento pluriennale con i rituali religiosi nel sud del Paese, ora sono in grado non solo di riconoscere i cambiamenti culturali, ma anche di sapere sempre meglio cosa aspettarmi quando fotografo e come procedere in determinate occasioni”.

Testo di Liliana Ranalletta

Regula_Tschumi
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